Negazionisti della Privacy: esistono ancora tra gli imprenditori?
Nonostante il GDPR sia ormai in vigore dal 2018, tra gli imprenditori italiani c’è ancora chi considera la privacy come un problema “burocratico” da delegare, spesso al commercialista o addirittura al consulente del lavoro.
Una risposta come “ci pensa il mio commercialista” alla domanda su come gestire la conformità GDPR dimostra, più che una soluzione concreta, una comprensione limitata di quanto il trattamento dei dati personali sia un tema centrale per ogni attività imprenditoriale.
Questo approccio non nasce dal nulla, ma da una narrazione che per anni ha ridotto la privacy a un orpello inutile, uno strumento complesso e punitivo utile solo a generare burocrazia e ostacoli. Eppure, il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale, sancito dall’articolo 8 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che mira a garantire non solo la sicurezza delle informazioni, ma anche la trasparenza e l’equilibrio nei rapporti tra aziende, clienti e fornitori.
“Non ho nulla da nascondere”
Una delle frasi più usate da chi minimizza l’importanza della privacy è: “Se non hai nulla da nascondere, non hai nulla di cui preoccuparti.” Questa affermazione, spesso citata per giustificare l’indifferenza verso i propri obblighi di protezione dati, è stata efficacemente confutata dall’ex agente della NSA Edward Snowden: “Dire che non ti importa della privacy perché non hai nulla da nascondere è come dire che non ti importa della libertà di parola perché non hai nulla da dire.”
Nel contesto imprenditoriale, il ragionamento si ribalta. Non è chi ha “qualcosa da nascondere” a temere maggiormente un controllo illecito sui propri dati o quelli dei propri clienti, ma proprio chi opera nella trasparenza e ha costruito relazioni di fiducia con i propri partner commerciali. La violazione della privacy, infatti, non è solo un problema normativo: può minare seriamente la reputazione dell’azienda e compromettere la fiducia dei clienti, con conseguenze disastrose.
La privacy non è un ostacolo, ma una risorsa
Contrariamente a quanto alcuni pensano, il GDPR non è un insieme di regole pensate per complicare la vita delle aziende, ma uno strumento che punta a regolamentare l’uso dei dati personali, promuovendo un trattamento lecito, proporzionato e sicuro. La conformità alla normativa sulla privacy non significa solo proteggere i dati personali, ma anche garantire che la loro gestione avvenga in modo trasparente e responsabile, migliorando la qualità del servizio offerto.
Un imprenditore che affida la gestione della privacy al solo commercialista (che peraltro, salvo rare eccezioni, non è esperto in materia di protezione dati) rischia di adottare un approccio “minimale” che non solo espone a sanzioni, ma sottovaluta anche l’impatto strategico del GDPR. Proteggere i dati significa anche valorizzare il patrimonio informativo dell’azienda e dimostrare ai propri clienti che le loro informazioni sono trattate con rispetto e attenzione.
Gli errori del “ci pensa già lui”
Rispondere così evidenzia una mancata comprensione di cosa significhi realmente adeguarsi al GDPR. La protezione dei dati personali non si esaurisce in un’informativa o in qualche documento formale: è un processo continuo che coinvolge tutta l’organizzazione aziendale, richiedendo:
- Un organigramma privacy: definire ruoli e responsabilità in materia di trattamento dati.
- Il registro dei trattamenti: documenti di censimento e analisi dei trattamenti effettuati da mantenere aggiornati
- L’adozione di misure tecniche e organizzative: garantire la sicurezza dei dati (es. crittografia, backup, accessi a due fattori).
- La formazione dimostrabile del personale: sensibilizzare collaboratori e dipendenti sulla gestione corretta dei dati personali.
Il commercialista, pur prezioso nella consulenza fiscale e contabile, raramente dispone delle competenze specialistiche richieste dal GDPR. Affidarsi esclusivamente a lui significa trascurare aspetti cruciali, come la mappatura dei trattamenti, l’analisi dei rischi o la gestione delle violazioni di dati personali (data breach).
Cambiare prospettiva: la privacy come asset competitivo
Gli imprenditori che ancora vedono la privacy come un costo o un problema burocratico devono cambiare prospettiva. La protezione dei dati è un asset competitivo: dimostra serietà, professionalità e rispetto per clienti e partner. In un mercato sempre più esposto a rischi informatici, essere conformi al GDPR significa non solo evitare multe salate, ma anche posizionarsi come un’azienda affidabile e moderna.
Infine, è importante ricordare che il mancato adeguamento al GDPR non è solo una questione di sanzioni (che possono arrivare fino al 4% del fatturato globale): è un rischio per la reputazione aziendale. Un data breach o una gestione illecita dei dati può costare caro, non solo in termini economici, ma anche in termini di fiducia e credibilità.
In conclusione, non lasciamo che la privacy sia vista come un orpello inutile o una burocrazia da delegare. La privacy è una risorsa strategica e un diritto fondamentale, per i clienti e per le aziende che li servono. Essere trasparenti e responsabili nel trattamento dei dati non è solo un obbligo, ma una scelta che premia nel lungo termine.