ChatGPT e GPDP
ChatGPT è tornato disponibile in Italia il 28 aprile e si può utilizzare il chatbot liberamente, senza dover ricorrere a percorsi paralleli. Prima è stata un’indiscrezione circolata sui principali quotidiani, che ha dato praticamente per certo lo sblocco della situazione che si era venuta a creare tra OpenAI e Garante Protezione Dati Personali. E ora basta visitare il sito ufficiale per verificare che il chatbot dell’AI è tornato online nel nostro Paese, con alcune modifiche.
Era il 31 marzo quando il GPDP ha sollevato serie preoccupazioni sull’utilizzo di ChatGPT da parte della popolazione italiana, accusando la piattaforma di AI di aver effettuato una raccolta illecita di dati personali e di non offrire adeguati sistemi di salvaguardia per i minori. Contrariamente a quanto si pensava inizialmente, il Garante aveva dato a OpenAI il tempo di adeguarsi, ma l’azienda americana ha preferito spegnere tutto in attesa di trovare una soluzione.
A quasi un mese dal blocco, qualcosa ha iniziato a muoversi con l’aggiunta di nuove protezioni all’interno del chatbot di OpenAI, lasciando intendere che un punto di incontro fosse ormai imminente, ed è effettivamente quello che è successo.
Il G.D.P.R. regola il modo in cui possiamo utilizzare, elaborare e conservare i dati personali.
Il GPDP Ha affermato che non esiste una base giuridica che giustifichi “la raccolta e l’archiviazione di massa di dati personali allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi alla base del funzionamento della piattaforma”.
Ha inoltre affermato che, non essendoci modo di verificare l’età degli utenti, l’app “espone i minori a risposte assolutamente inadatte rispetto al loro grado di sviluppo e consapevolezza”.
ChatGPT ora è di nuovo online, segno che l’accordo con il Garante è stato raggiunto e che il GDPR e le relative leggi europee sulla privacy sono state recepite. OpenAI ha modificato il chatbot per avere un’informativa più trasparente sul trattamento dei dati e la possibilità per gli utenti di far rettificare o cancellare i dati personali riconducibili alla propria persona, oltre al diritto di opporsi al loro trattamento per addestrare gli algoritmi, con OpenAI che dovrà impegnarsi per garantire che queste novità vengano comunicate agli utenti. C’è poi l’annosa questione dei minori, più precisamente di tutti i bambini sotto i 13 anni e di quelli sotto i 18 senza il permesso dei genitori: attualmente basta autoconfermarsi come sui siti erotici, si ipotizza che lo SPID possa essere usato per la verifica dell’identità ma è ancora tutto da capire.
L’impressione è che l’Italia si sia mossa solo per prima e non da sola, visto che in diverse parti del mondo (Europa in primis ma anche Stati Uniti e Australia) le autorità si sono mosse per verificare la legittimità del funzionamento di servizi come ChatGPT.
Questi cambiamenti, quindi, non devono rimanere un unicum italiano ma diventare uno standard mondiale per questo tipo di piattaforme.