GDPR anche negli USA? Biden richiama all’ordine le Big Tech!

GDPR anche negli USA? Biden richiama all’ordine le Big Tech!

Atto di accusa durissimo sulla tutela della privacy negli Stati Uniti direttamente da parte del presidente del Paese che ha indiscutibilmente contribuito a rendere i colossi tecnologici quello che sono

Segue l’intervento di Guido Scorza (componente del Garante per la protezione dei dati personali recentemente pubblicato su HuffPost

“In primo luogo – prosegue Biden nel suo Open Ed – abbiamo bisogno di serie protezioni federali per la privacy degli americani. Ciò significa chiari limiti al modo in cui le aziende possono raccogliere, utilizzare e condividere dati altamente personali: la cronologia di Internet, le comunicazioni personali, la posizione e i dati sanitari, genetici e biometrici. Non è sufficiente che le aziende divulghino quali dati stanno raccogliendo. Gran parte di questi dati non dovrebbero essere neppure raccolti. Queste protezioni dovrebbero essere ancora più forti per i giovani, che sono particolarmente vulnerabili online. Dovremmo limitare la pubblicità mirata e vietarla del tutto per i bambini”. Il presidente degli Stati Uniti d’America, il Paese le cui leggi, i giudici europei, hanno, a più riprese, giudicato inidonee a offrire ai cittadini europei una protezione della privacy in linea con quella che la disciplina europea loro riconosce, evoca, nella sostanza, il varo, di regole da scriversi a immagine e somiglianza di quelle in vigore nel vecchio continente come il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali e la Direttiva E-privacy.

Biden parla, evidentemente di tutela della privacy di utenti e consumatori nei confronti delle Big Tech mentre le carenze della disciplina americana identificate dai Giudici del Lussemburgo riguardano, essenzialmente, la tutela della privacy dei cittadini davanti al Governo e alle sue agenzie di intelligence.
Non si può negare che si tratti, comunque, di un’affermazione importante – benché non originale – che “avvicina” idealmente, almeno con riferimento alle cose della privacy, i due continenti e conferma quanto ci sia di buono, di giusto, di fondamentale per il governo della società nella quale viviamo nella disciplina nostrana sulla protezione dei dati personali.

“In secondo luogo, abbiamo bisogno che le aziende Big Tech si assumano la responsabilità dei contenuti che diffondono e degli algoritmi che utilizzano. Ecco perché ho detto più volte che dobbiamo riformare radicalmente la Sezione 230 del Communications Decency Act, che protegge le aziende tecnologiche dalla responsabilità legale per i contenuti pubblicati sui loro siti. Abbiamo anche bisogno di molta più trasparenza sugli algoritmi che Big Tech sta usando per impedire loro di discriminare, tenendo lontane le opportunità da donne e minoranze ugualmente qualificate o spingendo contenuti ai bambini che minacciano la loro salute mentale e sicurezza”. Lo scrive sempre il Presidente Biden. E sono parole che potrebbero – salvo i riferimenti normativi alla disciplina americana – essere usciti dalla penna della Commissione e del Parlamento europei che hanno lavorato al Digital Service Act – una delle ultime iniziative regolamentari per richiamare all’ordine le Big Tech – e che stanno lavorando all’Artificial intelligence act, prossimo Regolamento che ha l’ambizione di governare efficacemente l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società.

Difficile immaginare una maggiore sintonia. E non basta perché, nell’editoriale sul Wall Street Journal, Biden prosegue ancora: “In terzo luogo, dobbiamo riportare più concorrenza nel settore tecnologico. La mia amministrazione ha compiuto notevoli progressi nella promozione della concorrenza in tutta l’economia, in linea con il mio ordine esecutivo del luglio 2021. Ma c’è di più che possiamo fare. Quando le piattaforme tecnologiche diventano così grandi, molti trovano modi per promuovere i propri prodotti escludendo o sfavorendo i concorrenti o facendo pagare ai concorrenti una fortuna per vendere sulla loro piattaforma. La mia visione per la nostra economia è quella in cui tutti, piccole e medie imprese, negozi a conduzione familiare, imprenditori, possono competere in condizioni di parità con le aziende più grandi. Per realizzare questa visione e per garantire che la tecnologia americana continui a guidare il mondo nell’innovazione all’avanguardia, abbiamo bisogno di regole della strada più eque”.

E qui è veramente difficile non leggere la filosofia che ha ispirato il Digital Market Act (DMA) appena varato dalle istituzioni europee esattamente a questo scopo: difenderci dalle big tech americane e cinesi!

Approfondisci l’articolo qui http://bit.ly/40OFPca